A momenti si liberano due biglietti per Barcellona.
Sabato scorso Zzi e io decidiamo di partecipare ad una gara promozionale di orienteering a Padriciano. O Trebiciano, non so: in un posto sull'altopiano con uno di questi nomi perfettamente interscambiabili che ci sono solo in carso, dall'aspetto perfettamente interscambiabile, con un'area di ricerca perfettamente interscambiabile (...ehm...). Non sono nemmeno sicura che fossimo sull'altopiano Est, forse eravamo a Prepotto. Le migliori premesse, queste, per affrontare una gara di orienteering.
Sabato scorso Zzi e io decidiamo di partecipare ad una gara promozionale di orienteering a Padriciano. O Trebiciano, non so: in un posto sull'altopiano con uno di questi nomi perfettamente interscambiabili che ci sono solo in carso, dall'aspetto perfettamente interscambiabile, con un'area di ricerca perfettamente interscambiabile (...ehm...). Non sono nemmeno sicura che fossimo sull'altopiano Est, forse eravamo a Prepotto. Le migliori premesse, queste, per affrontare una gara di orienteering.
E' una promozionale, mi dico, 1700 metri. Un normodotato la percorre in 15 minuti, io sono una parpagnacca e ce ne metto 25, metti che mi perdo un paio di volte, metti che mi tocca fare il giro perchè non riesco a scavalcare un sasso, metti che subisco l'aggressione di un paio di farfalle....in quaranta minuti me la cavo. Quaranta minuti passano in fretta (certo, molto dipende da ciò che si fa, in quei quaranta minuti), bando agli indugi, il movimento fa bene, è tutto allenamento per Barcellona. Queste giuste motivazioni, e la totale mancanza di pretesti da addurre per esimermi, mi inducono ad aderire con entusiasmo.
Già, perchè solitamente, quando ci sono delle gare di orienteering nei boschi della zona, che prevedono una separazione da Zzi relativamente breve, o comunque di poco superiore a quella del tempo tecnico della gara, io riesco a defilarmi con innata eleganza e la faccia di quella che - 'ccidenti! - avrebbe partecipato volentieri, ma sfortunatamente deve:
Già, perchè solitamente, quando ci sono delle gare di orienteering nei boschi della zona, che prevedono una separazione da Zzi relativamente breve, o comunque di poco superiore a quella del tempo tecnico della gara, io riesco a defilarmi con innata eleganza e la faccia di quella che - 'ccidenti! - avrebbe partecipato volentieri, ma sfortunatamente deve:
- aspettare che arrivino le amiche da Genova
- cucinare per gli invitati alla cena della sera stessa
- tradurre qualche articolo (penelopescamente redatto e disfatto fino all'approssimarsi della competizione)
- andare in posta/ fare commissioni varie
- farsi la tinta
- depilarsi
- prendere la purga
Stavolta avevo le spalle al muro, non c'era neanche una tendina da stirare, un cesso da sturare, un accordo da stonare.
Non sto a scendere negli umilianti dettagli che spiegano in che modo cretino io abbia perso novanta minuti a cercare la lanterna 3 (su 16: un po' compromettente ai fini della gara), e da lì sia giunta alla 4 nel modo tecnicamente più sbagliato (buttandomi giù da una scarpata), per poi rendermi conto di essere in giro da quasi due ore e decidere di tornare indietro, prima che partissero le squadre a cercarmi.
Ecco.
E' qui che si scatena lo psicodramma.
Con la tracotanza che mi contraddistingue, mi dirigo verso l'arrivo basandomi sulla provenienza della musica.
Procedo con baldanza, scavalco (demolendo) muretti, tocco tronchi, schivo squadriglie di farfalle in formazione, e procedo veloce in tutta la mia baldanza.
Poi la musica finisce.
Guardo la cartina e OVVIAMENTE ho perso il segno e non so dove sono. Improvvisamente mi sovviene che ho i timpani di sughero e risalire la musica come il filo di Arianna potrebbe non essere stata una scelta scientificamente corretta.
Intorno a me c'è un prato enorme identico a dozzine di altri.
Tendo l'orecchio sperando di sentire un'eco o, almeno, il rumore della statale.
Solo grilli.
E un'intuizione squarcia la tenebra: sono l'unica persona che conosco che fa gli accordi a occhio e si orienta a orecchio. C'è qualcosa che non quadra.