L'appuntamento è per venerdì 26 alle 12 a casa mia, per un pranzo veloce e poter partire per tempo.
Siccome non esiste andare ai Glory Days con i capelli nonrossi, mi imbarco a fare la tinta anche se sono quasi le 11 [è tardi ma possiamo farcela se corriamo]. La tinta non viene rossa neanche un po', il che incrementa il mio tasso di isteria, già sulla soglia critica per via del ritardo.
Passiamo a prendere il mio capo al distributore di benzina in cima a Gretta, il mio piano è nutrirci per la strada, ma lei contropropone di mangiare a Mestre tutti insieme, quando avremo raggiunto il suo fidanzato. Mi pare fattibile, Mestre non è poi così lontana, anche se oramai sono le 13.
Va beh, il capo è lei, si parte!
La fame ci attanaglia le viscere, abbiamo bisogno di un minimo di energie per affrontare il viaggio. Alla prima sosta, il mio organizzatissimo capo, mi manda in missione nella sua valigia a prendere un alimento per viaggiatori altamente specializzato: patatine al gusto arachidi. Solo una settimana prima io avevo scioccamente osservato "Che bisogno c'è delle patatine che sanno di arachidi? Non si possono mangiare le arachidi? Oppure le arachidi E le patatine?". Ora, dopo tanti chilometri macinati a digiuno, comprendo la necessità di incorporare un alimento dentro l'altro, affinchè le due prelibatezze siano prontamente disponibili al palato. Zzi finisce di fare il piano e lasciamo Sezana.
[per quelli che non hanno riso alla gag sulle distanze]
Il viaggio procede bene e arriviamo a Mestre senza grossi intoppi; qui il fidanzato del mio capo ci accoglie con svariate fette di pizza, che io divoro senza un minimo di ritegno, attaccandomi poi al collo della Heineken come un camionista polacco dopo tre giorni di digiuno.
Arriviamo a Rimini con un leggero anticipo sulla tabella di marcia, così decidiamo di mostrare la località al mio capo e al suo fidanzato.
Ribadisco: non è che non riuscivamo a trovare l'albergo, abbiamo voluto indugiare per le vie del centro affinchè i passeggeri potessero familiarizzare con il luogo.
Saliamo in camera e ci diamo appuntamento per scendere nella hall.
Mi presento all'appuntamento, ma il mio capo non è pronto.
Allora vado a cambiarmi.
Il mio capo bussa, ma io non sono pronta.
Allora va a cambiarsi.
Poi finalmente io sono pronta, ma mi tocca aspettarla.
In qualche modo i nostri rispettivi ci tirano fuori da questa spirale di ritardi a catena e ci spediscono in auto. Il meteo è infame, fa freddo, pioviggina e tira bora a centoventi. Io sono vestita da pupazzo promozionale della MerryGoRound, in total look viola, spezzato solamente da un po' di nero, per riprendere i colori delle nuove t-shirt. In pratica: una suora Ravasco coi camperos.
Il molo che conduce al locale è uno spettacolo: onde che arrivano da entrambe le parti, flutti che saltano oltre i parapetti, acqua che arriva da ogni direzione. Il Rockisland sembra Mont San Michelle, e noi quattro battiamo il record dei 400 a ostacoli per arrivare dentro asciutti, o almeno non stonfi.
Abbiamo proprio bisogno di una piadina per riprenderci dalle intemperie affrontate. E di una birra fresca, ovvio. Ma che grande questa birra, ci vorrebbe un cartoccetto di patatine calde. Accidenti, che poche le patatine nel cartoccetto, ce ne vorrebbe un altro.
Quando arriva Semprini e ci alziamo per salutarlo e ringraziarlo dell'ospitalità, il mio biglietto da visita sono le mani unte, il grembo pieno di briciole e del ketchup sulla guancia destra.
Lo so perchè, dopo che ci siamo baciati, c'era del ketchup anche sulla guancia destra di Semprini. Adesso anche lui sa come ci è finito, se mai avesse dubitato.
La serata è un successo, i musicisti sono coinvolgenti e strepitosi, un po' beoni e un poco artisti, compagnoni e nati tristi, il pubblico è entusiasta, io traggo somma soddisfazione anche dal mio capo, che conosce un sacco di canzoni di Bruce: era una fan, e non lo sapeva.
Insomma, come sempre in queste occasioni, la serata finisce troppo presto e non vediamo l'ora che sia domani sera.
Siccome non esiste andare ai Glory Days con i capelli nonrossi, mi imbarco a fare la tinta anche se sono quasi le 11 [è tardi ma possiamo farcela se corriamo]. La tinta non viene rossa neanche un po', il che incrementa il mio tasso di isteria, già sulla soglia critica per via del ritardo.
Passiamo a prendere il mio capo al distributore di benzina in cima a Gretta, il mio piano è nutrirci per la strada, ma lei contropropone di mangiare a Mestre tutti insieme, quando avremo raggiunto il suo fidanzato. Mi pare fattibile, Mestre non è poi così lontana, anche se oramai sono le 13.
Va beh, il capo è lei, si parte!
La fame ci attanaglia le viscere, abbiamo bisogno di un minimo di energie per affrontare il viaggio. Alla prima sosta, il mio organizzatissimo capo, mi manda in missione nella sua valigia a prendere un alimento per viaggiatori altamente specializzato: patatine al gusto arachidi. Solo una settimana prima io avevo scioccamente osservato "Che bisogno c'è delle patatine che sanno di arachidi? Non si possono mangiare le arachidi? Oppure le arachidi E le patatine?". Ora, dopo tanti chilometri macinati a digiuno, comprendo la necessità di incorporare un alimento dentro l'altro, affinchè le due prelibatezze siano prontamente disponibili al palato. Zzi finisce di fare il piano e lasciamo Sezana.
[per quelli che non hanno riso alla gag sulle distanze]
Il viaggio procede bene e arriviamo a Mestre senza grossi intoppi; qui il fidanzato del mio capo ci accoglie con svariate fette di pizza, che io divoro senza un minimo di ritegno, attaccandomi poi al collo della Heineken come un camionista polacco dopo tre giorni di digiuno.
Arriviamo a Rimini con un leggero anticipo sulla tabella di marcia, così decidiamo di mostrare la località al mio capo e al suo fidanzato.
Ribadisco: non è che non riuscivamo a trovare l'albergo, abbiamo voluto indugiare per le vie del centro affinchè i passeggeri potessero familiarizzare con il luogo.
Saliamo in camera e ci diamo appuntamento per scendere nella hall.
Mi presento all'appuntamento, ma il mio capo non è pronto.
Allora vado a cambiarmi.
Il mio capo bussa, ma io non sono pronta.
Allora va a cambiarsi.
Poi finalmente io sono pronta, ma mi tocca aspettarla.
In qualche modo i nostri rispettivi ci tirano fuori da questa spirale di ritardi a catena e ci spediscono in auto. Il meteo è infame, fa freddo, pioviggina e tira bora a centoventi. Io sono vestita da pupazzo promozionale della MerryGoRound, in total look viola, spezzato solamente da un po' di nero, per riprendere i colori delle nuove t-shirt. In pratica: una suora Ravasco coi camperos.
Il molo che conduce al locale è uno spettacolo: onde che arrivano da entrambe le parti, flutti che saltano oltre i parapetti, acqua che arriva da ogni direzione. Il Rockisland sembra Mont San Michelle, e noi quattro battiamo il record dei 400 a ostacoli per arrivare dentro asciutti, o almeno non stonfi.
Abbiamo proprio bisogno di una piadina per riprenderci dalle intemperie affrontate. E di una birra fresca, ovvio. Ma che grande questa birra, ci vorrebbe un cartoccetto di patatine calde. Accidenti, che poche le patatine nel cartoccetto, ce ne vorrebbe un altro.
Quando arriva Semprini e ci alziamo per salutarlo e ringraziarlo dell'ospitalità, il mio biglietto da visita sono le mani unte, il grembo pieno di briciole e del ketchup sulla guancia destra.
Lo so perchè, dopo che ci siamo baciati, c'era del ketchup anche sulla guancia destra di Semprini. Adesso anche lui sa come ci è finito, se mai avesse dubitato.
La serata è un successo, i musicisti sono coinvolgenti e strepitosi, un po' beoni e un poco artisti, compagnoni e nati tristi, il pubblico è entusiasta, io traggo somma soddisfazione anche dal mio capo, che conosce un sacco di canzoni di Bruce: era una fan, e non lo sapeva.
Insomma, come sempre in queste occasioni, la serata finisce troppo presto e non vediamo l'ora che sia domani sera.
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