Caratteristica precipua delle crociere è di fornire svariati spunti di preoccupazione agli ospiti. Uno dei più subdoli è la serata di Gala.
Essa non è altro che una cena come tutte le altre, in cui ai camerieri è imposto di servire con la giacca anzichè con il gilet e alla quale è richiesto presentarsi in abito elegante.
Questa definizione dà origine ad infinite esecuzioni, come prendere un bambino di sei anni, dargli carta e pennarelli e chiedergli di disegnare il Natale: non manca qualcosa di addobbato, ma quasi mai è rassicurante come ci si aspetta che sia.
La cena di gala è preceduta, il giorno dell'imbarco, dai subdoli consigli del direttore di crociera di prenotare una seduta dal parrucchiere-estetista della nave e ad acquistare un abito appropriato. Del servizio trucco e parrucco non posso parlare, ma degli abiti a disposizione nelle boutique mi sono fatta un'idea che non è educato trasmettere.
Ad ogni modo anche io sono caduta nel terribile inganno e mi sono sentita in dovere di presentarmi al meglio, con il risultato di stravolgermi e peggiorarmi. C'era un motivo per cui al matrimonio ero davvero bellissima, o almeno ero al meglio delle mie possibilità: ero a mio agio ed ero convinta di come mi stavo presentando. Indossavo un completo pantalone, scarpe eleganti ma confortevoli (almeno per le prime 6 ore), portavo gli occhiali, i capelli liberi e scarmigliati, e pochissimi trucco, talmente poco che nemmeno colava col sudore.
Alla cena di gala mi presentai con:
lungo abito nero (perchè il tubino nero va bene sempre, lungo perchè è elegante, nero perchè smilza), scarpe a punta con tacco a spillo troppo alto (Dio benedica quello che ha decretato che le navi da crociera devono essere moquettate ovunque),lenti a contatto, pettinatura a mio avviso sofisticata consistente in una spalmata di gel su tutto il capo, stile Springsteen del periodo Tom Joad (in cui i fan meno devoti ravvisano una somiglianza con Totò), trucco non pesantissimo, ma consistente, che, sommato al prurito da lente a contatto e al conseguente discreto strofinio della zona perioculare, ha generato negli angoli dei miei occhi quelle orribili pallotte nere di muco&mascara, che non potevano essere dissimulate neanche dagli occhiali.
Nell'insieme, insomma, dovevo sembrare una melanzana: un corpo oblungo eppure tondo con un picciolo sulla sommità (già, perchè i capelli spalmati e la mancanza di occhiali non facevano che rimpicciolire la testa in proprorzione al corpo...va beh, diciamolo: al culo! - il che non mi aiutava)
Ciò non ostante, ero comunque una fra le più presentabili, quantomeno non sembravo uscita dal circo.
Fra le ospiti si distinguono
Rossella O'Hara: una signora che credo si fosse realizzata l'abito con le tende
Mami: una robusta signora di colore, che vinceva in continuazione alla slot machines, in verità piuttosto distinta nel suo essere americana, che indossava un dignitoso completo di gonna e maglietta nere, il cui motivo di pailettes argentate sul davanti, diamine!, sembrava proprio un grembiule.
Dalila: una vittima del filone cinematografico di Maciste&Sansone, con completo di pantalone e blusa sbuffanti, di un turchese abbagliante (quest'anno il turchese si porta un casino), "impreziosito" da un numero indefinibile di sciarpe, stole, veli, pepli, drappi, pashmine, chador e foulard. Scarpette da marajà piene di pailettes, borsa a mano di raso dorato, rigida, una di quelle in vendita al bazar della nave, evidentemente sfornito di pochettes turchesi.
Barbie: divina, stupenda, bellissima gnoccolona da copertina di GQ, coscia lunga e tetta soda. Lineamenti del volto, ahimè, non proprio fini e regolari, ma chi mai avrebbe perso tempo a guardare al di sopra del collo, con tutto quello che c'era da vedere fasciato nella "pailettosa" sottoveste microscopica (di Barbie, appunto) che a malapena le occultava i capezzoli e che con riluttanza terminava appena sotto le (marmoree) natiche? Il tocco di classe era, in effetti, dato dagli spacchetti laterali, che arrivavano alle ossa del bacino, rivelando (eh già) che la fanciulla non poteva portare le mutande, a meno che non si trattasse di un tanga interdentale la cui circonferenza era fissata con le puntine da disegno alla quinta costola.
Segue rappresentazione di me e di Barbie:
No, non è una caricatura, Barbie indossava davvero un diadema scintillante, se no, da dove l'epiteto?
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