venerdì 31 ottobre 2008

[Lunedì, 23 Luglio 2007] Xe Bùdapest, ciò!

Lunedì, 23 Luglio 2007

Già quando mi sono trasferita da Genova a Trieste, e ho ritrovato mare, monti, vento d'inverno, caldo d'estate e orari degli autous creativi avevo avuto la sensazione di aver fatto 600 chilomentri per ritrovarmi al punto di partenza.


Budapest venendo da Trieste mi ha convinta di essere stata vittima di un sortilegio nell'infanzia, a causa del quale, compiuti i 26 anni, sarei stata condannata a vedere tutti i luoghi in cui mi fossi recata come uguali.

Preferivo dormire nella foresta...


Un po' esagero, il fatto che provenendo dall'autostrada si riesca a raggiungere facilmente e infallibilmente il centro semplicemente seguendo le chiare e frequenti indicazioni stradali fa capire che l'Italia la si è abbandonata da un pezzo (anche i trasporti pubblici contribuiranno a consolidare questa certezza), tuttavia, giunti sulla riva del Danubio su cui sorge il Parlamento, la sequenza di edifici che si srotola sulla riva di fronte è angosciosamente somigliante alle rive.


Zzi ne èaffascianato e colpito, ed entra subito nello spensierato mood della vacanza, io sono colpita solo dai 45° alle 6 del pomeriggio e lo schianto con uno "Si, ah! Xe pròprio le Rive, ciò!" nel mio triestinazzo-de-valmaura, il che lo riporta alla sua modalità normale e non apre bocca per le sucessive 3 ore.


Nell'ora successiva agonizziamo sotto il sole fino all'isola Margherita, qui, aizzati dalla guida, intendiamo noleggiare le biciclette per visitarla (nota: io ho imparato il 7 giugno, quindi potevo anche io visitare l'isola). Nell'entusiasmo delle ferie, optiamo per il risciò e ci fiondiamo al primo noleggio.

Qui un triumvirato rassicurante quanto un manipolo di terroristi ceceni ci offre il veicolo, un po' cigolante e rugginoso, a dirla tutta, e partiamo alla scoperta dell'isola. Il volante lo tiene Zzi perchè è pratico. Io, non si sa bene perchè, mi asserraglio alla barra di fronte a me e, per bilanciare lo scafo, pendo tutta a sinistra come l'equipaggio di Luna Rossa. Alla fine del giro avrò i solchi delle mie stesse unghie nei palmi delle mani, ma almeno non sarò caduta fuoribordo.


La prima cosa che vediamo è il secondo noleggio di risciò, che offre vetture assai più moderne, arancioni e ben gommate, con la tendina ben tesa e un aspetto leggero come la fata del Philadelphia (un giorno la schiaccerò nel cassetto della frutta, ah se ci riuscirò!). Ci tuffiamo di conseguenza nella lettura della guida.


Dopo lo zoo più deprimente del mondo, vediamo i resti di un monastero medievale, dove scendo a fare qualche foto, e veniamo superati da un risciò contentente un'intera famiglia di provenienza ignota: a me sembrava che parlassero slavo, zzi ha rotto il voto del silenzio per dire che erano italiani del sud. Forse erano pugliesi e abbiamo ragione entrambi, fatto sta che dovevano avere ascendenze russe perchè erano in 4 sul risciò e ogni 6 pedalate la piramide umana faceva un numero acrobatico e si scambiavano di posto. Poi, quando il nonno è stato messo a fare la ruota, si è scoglionato e ha proseguito a piedi, seminando sia il resto del circo che noi.


Al ritorno abbiamo potuto rilevare un'altra analogia con i triestini, vedendo torme di budapestini alle fermate del bus che rientravano dai bagni: non dai cessi, i triestini vanno "al bagno" intendendo che vanno al mare. A Budapest non c'è il mare, ma hanno un sacco di stabilimenti 

("Ciò, varda, i xe tuti in costume, xe come mati per il sòl, xe còme i triestini, ah")

Vengo zittita dallo sfrecciare di un olide turchese, che identifico essere un risciò in fibra di carbonio, con tendina aerodinamica e ruote lenticolari, pilotato - credo - dalla famiglia Indurain. 

Lei mamma, oltre che con un fisichino niente male nonostante i due figli, mi umilia pedalando in infradito di gomma.


E' con uno strano sollievo che riconsegno il veicolo ai terroristi

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